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Jung Ritter lere

Adattare il MS. I.33 alla rievocazione storica

Introduzione dell'autore


Per mantenere il proposito a suo tempo dichiarato di fare di “Jung Ritter lere...” un sito in cui raccogliere e rendere disponibili strumenti, contenuti ed idee riguardanti le Arti Marziali Storiche Europee, e non una sterile bacheca creata per far sentire la mia sola voce (già peraltro fin troppo assillante), ho scelto di concedere questo spazio anche ad altre persone, ed ho per quest'occasione richiesto a Damiano Cancian, mio buon amico e membro anche lui come me dell'Ass. Arma Antica di Gorizia, che rievoca la seconda metà del XIII Secolo, di redarre un breve articolo su una questione quantomai spinosa, che va a toccare vari argomenti importanti tra cui il singolare rapporto tra due mondi -quello delle Arti Marziali Storiche Europee e quello della rievocazione storica- sì ontologicamente diversi (sportivo/marziale l'uno e didattico/ricreativo l'altro), ma spesso fin troppo nettamente e arbitrariamente disgiunti, due mondi che ritengo abbiano tutto il potenziale per poter dialogare tra loro con reciproco vantaggio. Cedo quindi la parola a Damiano, ed invito tutti gli atleti HEMA che non siano anche rievocatori così come tutti i rievocatori che non abbiano mai praticato HEMA a porre particolare attenzione a questo articolo, nella speranza che ciascuno si incuriosisca ed avvicini un po' al mondo dell'altro.


- Enrico Tomasi




Adattare il MS. I.33 alla rievocazione storica

di Damiano Cancian



Premetto che questo articolo parla di spettacolo e non di Scherma. Lo scopo è di rendere lo spettacolo quanto più simile, alla vista, alla Scherma, nei limiti del possibile e sempre con la consapevolezza che è un'arte diversa da quella marziale.


Ogni rievocatore del XIII e XIV secolo che si rispetti sa che, quando deve tirare di spada e brocchiero, deve rifarsi al manoscritto I.33. Ed è infatti un piacere notare come molti gruppi si siano messi a studiarlo, all'interno di un progetto HEMA o anche solo per approfondimento storico. Chi ha avuto modo di metterci mano, però, avrà notato un problema: il I.33 sembra prestarsi poco al combattimento scenico. I classici duelli tanto cari al pubblico hanno bisogno di alcune caratteristiche, dettate da due necessità fondamentali, vale a dire la sicurezza e la teatralità. Risolvere un combattimento in una manciata di secondi con una bella punta in faccia è marzialmente valido, giusto e doveroso da eseguire in sala con le dovute protezioni, ma è semplicemente impensabile in rievocazione. Un'opzione possibile è coreografare tutto il duello, ma è cosa che va fatta a regola d'arte, altrimenti si corre il rischio che il pubblico se ne accorga e perda interesse.

Tuttavia, se si vuole fare un combattimento non programmato, il I.33 può essere adattato con qualche compromesso (termine che farà rabbrividire i puristi dell'Arte) per rispondere alle nostre necessità, ed è quello che consiglio di fare perché per gli spettatori è più genuino, e non richiede, a noi, tutto quel tempo necessario alla pianificazione e poi alla ripetizione allo sfinimento di un duello programmato.

All'inizio vedevo questi adattamenti come meri artifici, ma, pensandoci bene, anche se marzialmente poco performanti, possono essere ancora storicamente validi: alla fine si tratta di fingere coscientemente di essere meno preparati di quanto si è, e interpretare un qualunque “uomo che tiene in mano una spada” invece che un discepolo del prete. Di seguito alcuni punti che ho individuato e testato con buoni risultati:


Prima di tutto il problema dei colpi, di taglio e punta, al volto può essere molto facilmente risolto sostituendoli con tagli al braccio o al petto (va da sé che ci vuole sempre controllo dell'arma, come sempre in rievocazione). È vero che falsa un po' la misura e richiede qualche preziosa frazione di secondo in più per essere eseguito, ma questo spinge i duellanti a porre ancora più attenzione a un corretto passeggio, il che torna utile sia come spettacolo che come esercizio per lo sport.


Per non risolvere la contesa in tempi troppo rapidi si possono attuare un paio di strategie. Un buon modo per mostrare tecnica e abilità senza fretta è di porre enfasi sul legamento e cercare di controllare a dovere la lama avversaria. In questo modo si riduce anche il rischio di colpi doppi, che onestamente non sono gradevoli nemmeno in uno spettacolo. Il trattato a cui ci ispiriamo consiglia più volte di infilzare l'avversario che esita a muoversi, ma una punta fuori misura lo costringerà invece all'azione, e in tal modo si evitano sia i tempi morti che proprio una “morte”.

Allo stesso modo l'avversario che si libera dal legamento senza alcuna precauzione andrebbe punito da un colpo di punta, ma per amor di spettacolo si può incalzarlo tornando a legarlo. Può risultare fastidioso, ai più competitivi, non sfruttare queste occasioni per vincere il duello, ma può essere almeno un po' di conforto sapere di mettersi comunque in una posizione di vantaggio. Del resto non si sta combattendo per vincere, ma per offrire uno spettacolo.


Se al momento della verità il duello risultasse ancora troppo breve per essere godibile, basta trattenere leggermente il proprio colpo di scudo, in modo che l'avversario sia in grado di spingere a sua volta. Questo stallo, di una frazione di secondo per non perdere di credibilità, è risolvibile uscendo entrambi di misura, per ricominciare a combattere come da capo. Un'alternativa interessante è far seguire al colpo di scudo (ben eseguito, stavolta), qualche azione semplice, non risolutiva, ma sempre gradita al pubblico, come calci, spallate o spintoni, utili a riprendere misura e creare suspense. Un'idea carina, per concludere il duello in maniera pulita, chiara e valida, è di coreografare il finale eseguendo, ad un segnale convenuto, uno dei giochi descritti proprio dal I.33.


La cosa più importante è allenarsi con uno sparring partner con cui ci sia una buona intesa, in modo da sapere entrambi quando è ora di armeggiare e quando invece è il momento di concludere: non c'è niente di più fastidioso di sprecare qualche occasione buona per solo amore di spettacolo, e venire ricambiati immediatamente con un qualsiasi brutto (da vedere) colpo che non ha rispetto né per la cortesia dimostrata dall'altro, né per il pubblico che vuole vedere di meglio.


Questo, insomma, è quanto faccio io quando devo fare spettacolo, e credo sia un buon punto di partenza (lo studio non finisce mai) per conciliare l'arte marziale, la storia e l'intrattenimento. Il risultato finale è di sembrare un po' imbranati ma con cognizione di causa al popolo HEMA che magari sta assistendo alla rievocazione, far bella figura davanti ad altri rievocatori e appassionare il largo pubblico con un duello, per quanto edulcorato, molto più realistico di quanto si veda di solito in giro. Mi scuso ancora coi puristi dell'Arte per i, dal punto di vista sportivo, pessimi consigli, ma il teatro ha le sue necessità. In sala, poi, si può sempre mettere la maschera e fare sul serio, come piace a tutti noi.


-Damiano Cancian

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