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Jung Ritter lere

"Jung Ritter lere..." è online!

Il primo articolo, ovvero: una prolissa dichiarazione d'intenti di cui nessuno sentiva la necessità


A tutti voi che per caso o di proposito vi trovate a leggere quanto segue, porgo i miei saluti e do il benvenuto in questo piccolo angolo di web che ho voluto nominare “Jung Ritter lere...”, in onore dei primi versi dello Zettel del maestro Johannes Liechtenauer.

Avrei potuto -e forse non sarebbe stata una cattiva idea- spendere qualche parola sul perché abbia scelto proprio questi versi quali ispirazione dell'intero sito in luogo maggiormente idoneo, come ad esempio la Homepage, ma nel corso della costruzione e compilazione delle varie sezioni del sito quella pagina ha finito per ritrovarsi già occupata da una fin troppo ingombrante presentazione personale (della quale, peraltro, avrei fatto volentieri a meno di scrivere; ho tuttavia ritenuto di dover vincere la mia naturale ritrosia a parlare di me e dei fatti miei per dare credibilità al mio lavoro, “mettendoci la faccia” nel vero senso del termine: non si tratta dunque di una bassa dimostrazione di narcisismo ma di una garanzia per quanti vorranno seguire “Jung Ritter lere...”), e così ho finito per mettere temporaneamente da parte certe idee che non sapevo dove esporre, fino ad ora.


Dunque: perché “Jung Ritter lere...”? Innanzitutto, perché questi versi sono attribuiti a Liechtenauer, ovvero perché, per quanto la mia passione sia più o meno omogeneamente ripartita (anche solo a livello speculativo, sia chiaro! Del resto, chi mai avrebbe il tempo e il modo di praticare ogni arte marziale di ogni epoca storica? Magari fosse possibile!) in ogni possibile disciplina delle Arti Marziali Storiche Europee o HEMA che dir si voglia, è a Lui ed al Kunst des Fechtens che va la mia massima devozione. Ma non temete! “Jung Ritter lere...”, a dispetto del proprio nome, non intende essere portavoce delle sole arti marziali sviluppatesi nel Sacro Romano Impero! Cionondimeno, trattandosi di un sito basato su un lavoro, il mio, svolto a livello totalmente amatoriale, tenderà ad essere piuttosto scostante nei contenuti, la cui elaborazione dipenderà principalmente dal tempo e dalla difficoltà di realizzazione, ma ancor di più dal mio gusto personale. Non stupitevi insomma se dopo una serrata serie di articoli specifici su -poniamo- il Ringen vi troverete a leggere la recensione di una spada da lato, piuttosto che il rapporto su un esperimento di combattimento con bastone, oppure ancora la traduzione di un memoriale sulla pratica del montante iberico; lo stesso si dica per la frequenza con la quale i contenuti del sito saranno prodotti, caricati o aggiornati. Io sono fatto così: costantemente incostante! Del resto il saltare da un argomento all'altro, con soluzione di continuità, è l'unica maniera che io sia finora riuscito a escogitare per soddisfare il vastissimo ventaglio di interessi che mi caratterizza; insomma quella che per il momento sto cercando di formare è una conoscenza il più possibile varia ed enciclopedica, piuttosto che specifica ed analitica. La cosa presenta alcuni vantaggi ed altrettanti svantaggi, ma non credo sia questo il momento di discuterne.

La seconda ragione che mi ha indirizzato verso la scelta di questi versi è il loro significato: “Jung Ritter lere...”, infatti, può ben essere tradotto con “giovane cavaliere impara...”. A queste parole Liechtenauer fa seguire, nel suo Zettel, le doti etiche e morali che dovrebbero contraddistinguere l'apprendista schermidore, assieme a tutta una serie di capacità ben più concrete e belluine che vanno dal saper lottare al maneggiare numerosi e diversi tipi di armi; ma non è stata l'eterogeneità dell'insegnamento di Liechtenauer ad aver attratto la mia attenzione (certamente egli non fu l'unico maestro ad aver spaziato tra varie e diverse discipline marziali, anzi), quanto piuttosto l'accento che questi versi pongono sul concetto di apprendimento: “giovane cavaliere impara...”. Personalmente, non faccio certo mistero di essere un assoluto principiante nelle Arti Marziali Storiche Europee, e non mi faccio alcuna illusione: l'erudizione -reale o presunta- non compensa la pratica, come già aveva notato l'anonimo autore del MS 3227a: “wen ubunge ist besser wenne kunst / denne ubunge tawg wol ane kunst aber kunst tawg nicht wol ane u[e]bunge”, ovvero “la pratica è meglio dell'arte, poiché la pratica funziona perfettamente senza l'arte, ma l'arte non funziona affatto senza la pratica”. Naturalmente non posso che concordare con una simile affermazione; cionondimeno ritengo che almeno una puntualizzazione sia doverosa (e spezzo una lancia in favore del mio lavoro, che altrimenti non avrebbe ragione d'essere!): il fatto è che all'epoca in cui questa frase fu scritta l'Europa “pullulava” -per così dire- di maestri di scherma, ed esisteva pertanto una continuità di tradizione che si perpetrava dal maestro agli allievi e che faceva -come è giusto, per ogni arte marziale degna di tale nome- della pratica il proprio fondamento: “il maestro è l'ago, il discepolo è il filo”, scrisse (mi permetto la libertà di spaziare al di fuori dal panorama marziale prettamente europeo finora considerato) Miyamoto Musashi. Tuttavia col passare degli anni questo filo si è spezzato: la tradizione è stata irrimediabilmente interrotta, e non c'è alcun modo al giorno d'oggi di poter attingere ad alcuna testimonianza diretta. Che cosa ci resta? Un gran numero di fonti, è vero, ma tutte suscettibili d'interpretazione, perché “i Maestri (mi approprio, parafrasandola, di una bellissima frase di Luca Dazi) non sono le persone preposte ad insegnare in sala, ma bensì gli autori dei trattati. E sono tutti morti”, e dunque (e qui concludo questa pedante sequela di citazioni, traducendo quel mostro sacro di Matt Galas) “diversamente da altre arti marziali, le quali posseggono delle tradizioni viventi, l'HEMA è principalmente basata sullo studio di manoscritti e volumi superstiti che furono redatti molto tempo fa [...]. Pertanto, esse sono arti marziali ricostruite” e “il fondamento dell'HEMA è lo studio del materiale di fonte primaria [...]. Per questa ragione, lo studio e la ricerca sono parti importanti della pratica dell'HEMA”.

Che la speculazione sia parte importante, anzi, addirittura fondamentale della pratica è un paradosso che trovo davvero affascinante. Ora, chi mi conosce già lo sa; e gli eventuali lettori (quei pochi arditi che non si saranno fatti scoraggiare dalla prolissità di questo primo articolo, per lo meno) probabilmente ne avranno in qualche maniera avuto il sospetto: nella mia libreria, proprio accanto ai trattati di scherma europea, figurano diversi titoli orientali. Confesso di avere una certa qual predilezione per quell'approccio -diciamo- filosofico alle arti marziali che caratterizza il mondo orientale e che pare -ahimè!- un po' carente (per quanto abbia finora avuto modo di apprendere) in quello occidentale. Ho anche già detto, nella presentazione fornita nella Homepage, di essere pure un praticante di arti marziali orientali. Queste due cose, le arti marziali (storiche) europee e quelle orientali, caratterizzate da due approcci così diversi, sono forse inconciliabili? No. O meglio, non credo.

Quello che più ho cercato di far mio, attingendo dal mondo orientale, è il concetto (pure relativamente recente) di arte marziale intesa come “Via” e non solo come mera applicazione di tecniche più o meno omicide: un percorso di miglioramento personale che ritengo non abbia e non debba avere mai fine. Studiare un po' di tutto, dunque, spaziare tra gli argomenti, saltare di palo in frasca, essere curioso di molte cose, insomma praticare le arti marziali (indifferente che queste siano orientali o occidentali) con costante incostanza fa parte, ritengo, del mio personale percorso: a modo mio e coi miei tempi, è questa la maniera che al momento mi pare più conforme alla mia natura; e sopra ogni cosa: imparare, imparare, imparare! Anche questo stesso sito, “Jung Ritter lere...”, alla fine non sarà altro che uno strumento che mi aiuterà ad imparare più e più cose, e indipendentemente dal fatto che io riesca o fallisca nell'intento, che progredisca o meno, che riesca a migliorare le mie capacità e conoscenze, o che finisca per arenarmi nel più sterile nozionismo (spero ovviamente di no!), sento che dedicarmi a questi aspetti meno "pratici" delle arti marziali faccia parte del mio percorso, della mia "Via", e se qualcuno -fosse anche una sola persona- riuscirà a trarre qualche vantaggio da questi miei umili studi, saprò di aver fatto del bene e non sarà stato invano.


Auguro dunque a tutti i lettori buona navigazione su "Jung Ritter lere...", e spero che lo troverete un sito utile. Vi prego di non esistare a contattarmi per qualunque suggerimento.

Grazie per la vostra attenzione, ora tornate ad allenarvi e/o studiare! :D


In fede,

Enrico Tomasi

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